


Era il mio ultimo anno di ragioneria all’Istituto Pacinotti e nel cortile del nostro complesso scolastico tutti parlavano di Keith Haring, l’artista statunitense nato a Reading, in Pennsylvania che a pochi passi dalle storiche scuole superiori della città, si accingeva a dipingere un enorme murale sulla facciata posteriore della Chiesa di Sant’Antonio, un luogo conosciuto esclusivamente perché adibito a stazione degli autobus griffati “Lazzi”, ormai vettore sparito dai radar, un luogo di arrivi e partenze ed ad essere sinceri anche un po’ squallido…
Lì, il blasonato e chiaccherato artista americano stava compiendo la sua opera, il murale più grande mai realizzato in Europa. Tutti o quasi si domandavano per quale alchimia quel murale venisse realizzato proprio a Pisa. Noi non sveleremo il segreto perché quel segreto ne racchiude almeno altri mille, chi lo andrà a visitare, osservando minuziosamente i dettagli di questo enorme dipinto di 180 mq potrà capirne qualcuno. “Tuttomondo” è il suo nome e fu realizzato nell’estate del 1989.
Nel 2011, la Fondazione Haring ha valutato seriamente l’opportunità di ripulire il murale dalle scorie del tempo. L’ente statunitense ha proposto di affidare i lavori alla Caparol Center, ditta che già si occupò nel 1989 di fornire gratuitamente la vernice per colorare il dipinto. I lavori di restauro sono stati siglati in un accordo tra il Comune di Pisa, la Fondazione Haring e la Caparol stessa e hanno riportato all’antico splendore questa magnifica opera d’arte contemporanea.
«Il tempo era bellissimo e il cibo ancora meglio. Ho impiegato quattro giorni per dipingere. Sto in un albergo direttamente di fronte al muro, così lo vedo prima di addormentarmi e quando mi sveglio. C’è sempre qualcuno che lo guarda (l’altra notte anche alle 4 del mattino). È davvero interessante vedere le reazioni della gente.» Keith Haring, 19 giugno 1989 (f.ti wikipedia)
Un esempio di Street Art che vorremmo vedere replicata in molti altri luoghi, con un’utopia vera, svuotare i depositi di molti musei per far rivivere quegli oggetti chiusi in casse e bauli nel mezzo alla gente perchè creati per esser ammirati e stare tra la gente, in una sorta di museo a cielo aperto perché l’arte è la prima chiave per la felicità e la pace…ovviamente con le dovute cautele contro i furti e gli atti vandalici perché sappiamo bene che “tombaroli” e “vigliacchi” sono sempre dietro l’angolo. Buona visione